Pubblicato da: daniela | aprile 6, 2008

Quando il cibo diventa fobia

Quando il cibo diventa un pensiero fisso, la preoccupazione maggiore di ogni giornata, una fobia che rovina la vita, si parla di disturbi del comportamento alimentare. A soffrirne nella nostra provincia è il 3% della popolazione, il 5-6% a livello nazionale. Ma quasi il 40% delle ragazze reggiane tra i 16 e i 18 anni confessa di avere un rapporto di odio nei confronti del cibo, un vero e proprio disagio. Il dottor Umberto Nizzoli, psicologo e responsabile del centro per la cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare dell’Ausl di Reggio, ha pensato a un manuale, utile a operatori, insegnanti e genitori che si trovano a contatto con giovani che soffrono di questi problemi. Innanzitutto si devono distinguere i diversi tipi di disturbi: l’anoressia, meno frequente ma più devastante, la bulimia, l’obesità e comportamenti che rientrano sotto il nome di ‘Binge eating’, letteralmente alimentazione incontrollata. Se le giovani donne occidentali sono le più colpite da questi disturbi, gli uomini non ne sono immuni. I sintomi del disagio sono molteplici: preoccupazione eccessiva per tutto ciò che riguarda il cibo, mangiare di nascosto e vomitare, irritabilità durante i pasti sono solo alcuni. Nascondere il problema però può solo peggiorare la situazione.

fonte: www.telereggio.it

Pubblicato da: daniela | aprile 4, 2008

Addio vitino di vespa addio, ‘a mela’ un’italiana su 3

L’esperta, misurare girovita prima arma contro l”obesità normopeso’.

Roma – Vitino di vespa addio. Il modello diva anni ’50 tramonta definitivamente e a decretarne l’estinzione, centimetro alla mano, sono i camici bianchi della Penisola: tra i 20 e i 49 anni oltre un’italiana su 3 (35%) supera il girovita limite definito dall’Oms per le donne (88 centimetri). La percentuale sale al 49% tra le over 50, e il 60% circa delle donne in sovrappeso e fino al 100% di quelle obese esibiscono una forma cosiddetta ‘a mela’ o androide. Opposta cioè a quella ‘a pera’ o ginoide, simbolo di femminilità consacrato dalla moda e dal cinema del secolo scorso. Così i dati dell’Osservatorio nutrizionale Grana Padano, che in collaborazione con pediatri e medici di famiglia italiani analizza da 4 anni gli stili di vita più diffusi lungo lo Stivale, ridisegnano la silhouette del gentil sesso.

A dicembre 2007, l’indagine epidemiologica dell’Osservatorio aveva riguardato in tutto 14.105 italiani (4.857 bambini e 9.248 adulti), arruolati e studiati da 328 medici di famiglia e 179 pediatri grazie alla collaborazione di Simg (Società italiana di medicina generale) e Fimp (Federazione italiana medici pediatri). “Quella che gli esperti internazionali definiscono ‘obesità normopeso'”, spiega Maria Letizia Petroni, coordinatore scientifico dell’Osservatorio e responsabile di nutrizione clinica all’Istituto auxologico italiano di Piancavallo (Verbania). Già oggi, infatti, “il 13% delle italiane con indice di massa corporea (Bmi) nella norma è affetto da obesità viscerale, con un aumentato rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche”, avverte.

Da qui l’urgenza di “fare un passo avanti rispetto al calcolo del Bmi. Va associato alla misurazione della circonferenza addominale. Specie nelle donne normopeso e negli uomini sovrappeso”, dice. A sorpresa, dunque, in Italia l’obesità viscerale è sempre più un problema ‘in rosa’. Dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio risulta infatti che tra gli uomini del Belpaese il limite massimo di girovita (102 centimetri) viene superato ‘solo’ nel 26% dei 20-49enni e nel 43% degli over 50, anche se basandosi esclusivamente sul Bmi sovrappeso e obesità appaiono più diffusi nei maschi (46% e 19% rispettivamente, contro 32% e 16% nelle femmine). Nella popolazione generale, invece, l’eccesso di grasso sull’addome riguarda il 32% dei 20-49enni e il 46% degli ultra 50enni. Un parametro da trasformare nel nuovo ‘osservato speciale’, raccomanda Petroni, perché “l’aumento della circonferenza addominale è ciò che più predispone al cattivo invecchiamento”.

fonte: http://www.adnkronos.com/

Pubblicato da: daniela | aprile 2, 2008

Appello ai genitori!!

Ancora una volta, l’ennesima, Livia Turco e il Ministero dell salute ribascono l’aumento di obesità nei bambini e negli adolescenti e si appellano ai genitori!!! più frutta e meno merendine…

 Abbasso queste

Viva questa…

Pubblicato da: daniela | aprile 1, 2008

gastric banding contro l’obesità

A New York nuovo passo avanti. Il’gastric banding’ – una pratica che consiste nell’arrotolare attorno alla parte alta dello stomaco delle fasce di silicone onde ridurre la quantità di cibo consumabile – è diventata il centro di un’ aggressiva concorrenza tra produttori, in particolare tra i due colossi di prodotti sanitari Johnson & Johnson e Allergan, il produttore del farmaco antirughe Botox.

La scommessa è che questa pratica soppianterà la chirurgia estetica più invasiva, come quella, particolarmente usata contro l’obesità, che prevede l’accorciamento di parti di intestino. I detrattori della tecnica mettono tuttavia in guardia dal fatto che potrebbe accentuare i rischi di infezione e portare persino alla morte. Inoltre, dicono, il silicone potrebbe scivolare dopo l’operazione, richiedendo nuovi interventi. I medici non sanno esattamente quanto silcone il corpo possa sopportare prima del rigetto e spiegano che le perdite di peso non sarebbero più significative rispetto a quelle ottenute utilizzando altre tecniche, “Non c’è dubbio che siano la pubblicità e la commercializzazione” a fare da traino alla diffusione della pratica, spiega J.K. Champion, un chirurgo plastico di Atlanta specializzato nella perdita del peso.

Pubblicato da: daniela | marzo 28, 2008

bambini attenti!!!

dalla Stampa notizia superfresca:

ANDREA ROSSI
Negli ultimi trent’anni è come se qualcuno li avesse gonfiati. Dilatati. Il loro peso è aumentato, e così la loro circonferenza: cinque centimetri per le bambine, sei per i bambini, stando ai calcoli dell’Istituto di Medicina dello sport, che da 28 anni monitora tutti i bambini torinesi di 10 anni.Il paradosso è evidente, e non c’è nessuno che lo metta in discussione: mentre i settantenni di oggi – i nonni cresciuti in tempo di guerre e privazioni – inseguono il secolo di vita miracolati dalle conquiste della medicina, i loro nipoti rischiano di essere la prima generazione che potrebbe vivere meno di chi li ha preceduti. O forse potrebbe campare anche più a lungo, costretta però a dibattersi tra cure e terapie.

La chiamano Generazione Mc Donald’s, quella che cresce a merendine e fritture. E, secondo le statistiche raccolte da vari istituti – tra cui l’Hbsc di Torino – a fronte di abbuffate di fritti e dolciumi si tiene alla larga da frutta e verdura, predilige bibite gasate e, spesso, s’accascia sul divano per buona parte della giornata. È un condensato di cattive abitudini, la vita dei piccoli torinesi, al punto che più del 12 per cento dei bambini di 11 anni è già sottoposto a un qualche tipo di dieta, uno su tre ha problemi di sovrappeso e una parte non trascurabile annaspa nell’obesità. Senza contare che l’attività fisica fra gli adolescenti è quasi ai minimi storici, mentre i cibi che i nutrizionisti considerano puro veleno la fanno da padrona: bibite gasate (uno su tre ne beve almeno una al giorno), dolci (il 50 per cento ne mangia tutti i giorni).

Il prezzo da pagare per il quadretto che emerge sembra salato: una precocità che pochi avrebbero immaginato fino a qualche anno fa. E significa disturbi di natura cardiovascolare, diabete e guai a non finire. «Non è un’ipotesi. È una certezza – sbotta Piero Astegiano, vice direttore dell’Istituto di Medicina dello sport -. I bambini di oggi saranno adulti con più probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari o metaboliche. L’obesità in fase di sviluppo nel 99 per cento dei casi non migliora. Semmai si radicalizza. Non a caso il diabete è in crescita esponenziale».

Si cammina dritti verso una società più longeva ma più malata, e le cause non sembrano risiedere soltanto in dolci e fritti. «I cibi precotti, quelli confezionati e trattati con conservanti creano un’alimentazione fondata su componenti nutritivi che non sono freschi, ma devono essere richiamati». Il cruccio del dottor Astegiano è che «manca completamente un intervento coordinato e integrato su questo versante: non mancano le iniziative, ma sono sporadiche, non organizzate in politiche d’intervento».

I costi per curare questa generazione che cresce mettendo su peso saranno enormi. Lo sono già. Non è un caso se già adesso gli ospedali lavorano a pieno regime per contrastare l’obesità. Per una visita c’è da aspettare qualche mese. Conferma Enrica Battisti, nutrizionista al Regina Margherita: «Abbiamo quattro ambulatori che lavorano quattro giorni a settimana sul fronte nutrizionale, più altri che si occupano di auxologia ed endocrinologia. Ebbene, i tempi d’attesa viaggiano sui tre, quattro mesi. E c’è di più: per cercare di arginare l’aggravarsi del fenomeno non basterebbe occuparsi dei bambini». Ci sarebbe da catechizzare i genitori.

Pubblicato da: daniela | marzo 26, 2008

Per non dimenticare…

Ribadisco ancora una volta che l’anoressia è soprattutto una malattia mentale….

Pubblicato da: daniela | marzo 25, 2008

Ragazzi, una ragione in più per dimagrire…..

Dal Corriere della Sera, una notizia fresca fresca…. proprio come il tempo un questi giorni!!

A parità di reddito e di caratteristiche genetiche, l’aumento del peso corporeo è attribuibile alla partecipazione delle donne alla forza lavoro, alla tecnologia e alla riduzione del fumo: il tempo dedicato dalla donna alla cucina si è ridotto, la tecnologia ha sviluppato prodotti di conservazione favorendo il proliferare di ristoranti a basso costo o cibi precotti, la riduzione del fumo paradossalmente ha eliminato uno dei principali antidoti all’eccesso di cibo (un cioccolatino per una sigaretta) e favorito l’aumento dell’obesità. Come combattere l’obesità? E’ un problema di incentivi: ingrassare attraverso l’acquisizione di calorie costa meno di un tempo. L’obesità ha costi sociali elevatissimi, primi fra tutti quelli di sanità pubblica, che ricadono su tutti, a prescindere dal peso. Introdurre tasse sull’obesità? In Gran Bretagna è stato sperimentato l’aumento dell’IVA sui prodotti ricchi di calorie, ma si è rivelata un’imposta regressiva, colpisce più i poveri dei ricchi. Le abitudini alimentari si possono influenzare solo con l’educazione ed il prezzo relativo dei beni: finché il “junk food” costerà meno degli altri cibi sarà difficile combattere l’obesità.

Ragazzi forza!!!mettiamocela tutta….

Pubblicato da: daniela | marzo 24, 2008

questi famosi dolcificanti….

Cari ragazzi, ragazze, signori, signore, belli, brutti, insomma cari a tutti. Oggi è pasquetta, avete mangiato tanto ieri? io abbastanza. Voi?dalle facce che avete fatto credo proprio di si… ma voglio farvi una domanda!!!ma voi quando bevete il caffè ci mettete lo zucchero? lo prendete amaro? o usate i cosidetti dolcificanti?

sapete cosa sono? Dal sito italiano sulle diete (diete) ho trovato questo breve escursus su questi famosi dolcificanti che molti utilizzano ma che in realtà non sanno neanche cosa siano…


I dolcificanti sono presenti in una vasta gamma di alimenti: dalle conserve di frutta alle zuppe in scatola o disidratate, dai biscotti ai gelati, dalle bevande alcoliche alle gomme da masticare fino ai prodotti vitaminici ed ai farmaci.La scelta della molecola dipende dal tipo di alimento, dalle proprietà fisico-chimiche (solubilità,cristallizzazione, attività antiossidante),dalla resistenza al calore,dalla stabilità nel tempo e dalla eventuale presenza di retrogusto e proprio per evitare quest’ultima ipotesi è frequente la combinazione di più molecole. I cosiddetti “grandi obesi”, cioè le persone che superano i 130 chili di peso, sono ormai un vero e proprio esercito. Circa un italiano su dieci porta infatti la taglia extra-large e ben 3 su 10 sono sovrappeso.

Tipi di Dolcificanti
I dolcificanti si dividono in :
dolcificanti energetici in quanto forniscono una considerevole fonte calorica per l’organismo;essi sono di origine naturale e pertanto non è stabilita la dose giornaliera accettabile
dolcificanti intensivi che sono di origine sintetica e sono consigliati nei casi in cui ci deve essere un risparmio energetico quali soprappeso e obesità oppure in presenza di patologie legate ad un alterato metabolismo degli zuccheri come diabete ed ipertrigliceridemia.
Tra gli energetici abbiamo gli zuccheri, come il saccarosio, il fruttosio e altri zuccheri; e i polioli come il sorbitolo, il mannitolo e lo xilitolo.
Tra gli intensivi abbiamo l’aspartame, l’acesulfame, la saccarina e il ciclamato.

Aspartame
L’aspartame è la combinazione di due aminoacidi (acido aspartico e fenilalanina). L’aspartame presenta delle qualità organolettiche simili allo zucchero, e ne è 200 volte più dolce. L’aspartame, essendo una proteina, fornisce un modesto apporto calorico (4 Kcal/g), che è praticamente trascurabile visto il suo alto potere dolcificante. L’aspartame, per la sua instabilità chimica, non può essere utilizzato nelle soluzioni acide o in alimenti sottoposti a cotture con elevate temperature (forno e fritture) perché, tali condizioni, potrebbero provocarne l’idrolisi con una conseguente diminuzione del potere dolcificante. Sono stati evidenziate, in numerosi studi clinici, possibili reattività crociate dell’aspartame con i sulfamidici (Bacrim, Eusaprim, Chemitrim, Gantrim). L’aspartame, a dosi superiori 30mg/Kg, può causare un aumento dei casi di cefalea. La metabolizzazione dell’aspartame può portare alla formazione di metanolo. Il metanolo che si forma è in quantità tali da non causare preoccupazioni. Altri effetti collaterali conosciuti sono: angioderma, orticaria, panniculite nodulare. Come prima descritto l’aspartame contiene fenilalanina, l’assunzioni anche di modeste quantità di tale aminoacido è controindicato nei pazienti affetti da fenilchetunoria. La contemporanea assunzione di glucosio e aspartame, sembra non avere ripercussione sui livelli plasmatici di alcuni mediatori chimici neurologici, quindi è possibile escludere qualsiasi modificazione del comportamento e dello stato di umore.

Ciclamato
Il ciclamato è il sale sodico o calcico dell’acido cicloesilsulfamidico. È impiegato da oltre 30 anni nella preparazione di cibi dietetici e soft drinks. Il ciclamato presenta un potere calorico 50 volte superiore al saccarosio, ed è spesso associato alla saccarina per aumentarne il gusto. I ciclamati sono eliminati principalmente dal rene e in misura minore dall’intestino; una parte, circa il 30%, viene metabolizzata in cicloesamina, tale metabolita ha dimostrato di provocare cancro nella vescica dei ratti. Per tale motivo la FDA americana ha proibito, dal 1987, l’uso del ciclamato in tutto il territorio degli Stati Uniti. Numerosi studi, effettuati successivamente, tendono a dimostrare che questa carcinogeneità è specifica per il ratto, poiché questa specie animale metabolizza il ciclamato differentemente dall’uomo. La FAO/WHO, dopo aver preso visione di tutti gli studi effettuati, ha raccomandato di non superarne una dose giornaliera, espressa come acido ciclamico, pari a 0-11 mg/kg. I ciclamati possono inoltre causare: dermatite, prurito, eczema e fotosensibilizzazione.

Saccarina
La saccarina, sulfimide benzoica, ha un potere dolcificante 500 volte superiore al saccarosio. La saccarina, messa in commercio già dai primi del ‘900, è una sostanza chimicamente stabile, quindi può essere impiegata in bevande e in cibi sottoposti a cottura. La saccarina non viene metabolizzata dall’organismo e viene eliminata principalmente con le urine. L’uso della saccarina è approvato dalla FDA degli Stati Uniti ma non dalla Canadian Healath Protection Agenzy. La sensibilità crociata tra saccarina e sulfamidici (vedi aspartame) è nota, pertanto i soggetti allergici ai sulfamidici non dovrebbero utilizzarla. Nei bambini, nutriti con latte dolcificanto con saccarina, sono stati segnalati alcuni casi di ipersensibilità, le manifestazioni riscontrate sono: ipersensibilità generalizzata, insonnia e altri sintomi neurologici (ipertonia, strabismo); i sintomi diminuiscono quasi completamente sospendendone l’uso. L’American Medical Association raccomanda di limitarne l’uso nei bambini e nelle donne in stato di gravidanza. Alcuni studi hanno evidenziato che la saccarina nel ratto, somministrata in dosi superiori all’ 1% in peso, può provocare cancro alla vescica. Altri studi hanno dimostrato che i meccanismi che provocano la comparsa del tumore nel ratto non possono essere applicati alla nostra fisiologia, evidenziando che non vi sono, nell’uomo, correlazioni dirette di comparsa del tumore e assunzione di saccarina. È possibile che la saccarina possa promuovere tumori in presenza di altre sostanza carcinogene. La saccarina in alcuni rari casi può determinare: manifestazioni allergiche, orticaria, prurito, dispnea, diarrea, tachicardia ed eruzioni cutanee con papule. In attesa di ulteriori studi, che possano definitivamente chiarire tutte le correlazioni tra tumore alla vescica e assunzione di saccarina, e consigliabile non superare la dose di 0-2,5 mg/kg.

Pubblicato da: daniela | marzo 23, 2008

Ricordate TOGa?

Ormai è una notizia che si trova su tutti i giornali… come il messaggero:

leggete un pò….

Questa nuova terapia – spiega Costamagna dall’ Università Cattolica– ha lo scopo di limitare la quantità di cibo assunto da un paziente obeso. Ma le caratteristiche di Toga sono quelle di essere del tutto mininvasivo e ripetibile». I pazienti che potranno essere curati con la nuova procedura sono quelli tra 18 e 60 anni, e che hanno un Indice di massa corporea maggiore di 40 e inferiore a 55.

Speriamo che questo metodo si diffonde un pò in tutta Italia….ma soprattutto tutti i pazienti saranno disposti a utilizzare TOGa? e voi cosa ne pensate?

Per maggior informazioni sul trattamento:
 messaggero

Pubblicato da: daniela | marzo 22, 2008

diabete di tipo2-obesità: matrimonio perfetto

L’Università degli Studi di Milano hanno confermato in questi giornil’aumento in modo esponenziale del diabete di tipo2 in Italia. Questa malattia negli ultimi anni è addirittura triplicata e sembra che sia causata, anzi i ricercatori ne sono certi, da scorrette abitudini di alimentazione e di stili vit.

Michele Carruba, direttore del centro studi sull’obesità dell’Università degli studi di Milano ha spiegato quale è il nuovo indice di rischio: “E’ il grasso che si accumula a livello viscerale che è causa di tutte le patologie. Il classico grasso tipico delle donne in età fertile, che è un accumulo sottocutaneo a livello dei glutei e dei fianchi, non ha nessun impatto con la salute. Mentre quello che provoca diabete, malattie cardiovascolari e tumori è sicuramente l’accumulo di grasso a livello viscerale”.

Per maggior informazioni:

instablog: giornale on line

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